Non è Natale senza il panettone. Il panetùn, in dialetto lombardo, viene servito alla corte rinascimentale di Ludovico Maria Sforza, la vigilia di Natale del 1495.
L’inventore è un certo Toni, aiutante maldestro, nella cucina reale. Si addormenta e brucia le ciambelle destinate alla tavola del Duca. Timoroso della reazione del capo cuoco, gli viene in mente di usare gli avanzi delle ciambelle bruciacchiate con l’aggiunta di uova, burro, canditi e uvetta per improvvisare un dolce da servire agli eccelsi commensali. E’ un successo. Inventa un dolce a forma di cupola che viene chiamato “el pan de Toni”. Da qui il panetun che tutti conosciamo.
Ma cosa succede, se alla tradizione lombarda, si aggiunge del mandarino di Ciaculli, dolcissimo e dalla buccia fine, che cresce alle porte di Palermo? E se volessimo ricoprire il dolce con del morbido cioccolato? Intendo il cioccolato bianco Amber al caramello, salato e con delicate note di latte, cocco e vaniglia. Avete già l’acquolina? Mi viene inoltre in mente che il nome Amber si rifà all’ambra, la pietra del sole, gemma dal colore brillante, arancio e oro, che veste ogni Natale. E non c’è Natale senza Babbo Natale che quest’anno avrà un gran daffare per portare un po’ di leggerezza agli italiani, ancora impantanati nella lotta contro il Covid.
E dopo questo storico preambolo, omaggio alla più sfavillante tradizione natalizia. Aveste visto la mia faccia, quando mi è stato recapitato in redazione un cesto pantagruelico contenente il panettone artigianale che vi ho appena descritto, insieme a una forma di pecorino, dei taralli lucani, del vino rosso Aglianico e del miele millefiori.
E sareste stati sbalorditi quanto me, nello scoprire che l’omaggio gastronomico, è il cesto isegretidimatilde.
Un cesto addirittura dedicato e divino! Semplicemente, come il Papà Natale che ce l’ha mandato: Sapori Angolo Divino. Nel cuore della città di Potenza, c’è un negozio di prelibatezze lucane e calabresi, con le delizie dell’arte casearia, della tradizione dolciaria, delle carni insaccate, le paste di grano duro e arso, le annate migliori della cultura enologica della Basilicata.
Nel cesto isegretidimatilde ho trovato una forma di pecorino canestrato di Moliterno. L’ho assaggiato subito.
E’ leggermente piccante. Risveglia il palato. Quando è stagionato -mi dicono- è ottimo grattugiato sulla pasta. Il pecorino canestrato di Moliterno si produce in un paesino della Val d’Agri, famosa per la stagionatura del formaggio. Stiamo parlando di una zona che coincide con gli antichi percorsi della transumanza delle greggi e dei pascoli, tipici della regione. E si chiama Canestrato perché conserva i segni dei canestri di giunco sulla crosta. Leonardo, uno dei propietari di Sapori Angolo Divino, che è anche un nostro fedele lettore, sa che amo il buon vino.
E il rosso Aglianico del Vulture superiore profuma di mora di rovo, di ribes e di viola.
E’ un nettare che schiude note vegetali di sottobosco. E’ un vino con una storia millenaria sulle pendici vulcaniche del Monte Vulture. Anche il grande poeta romano parla dell’Aglianico che “misurato col cervello e bevuto con il cuore dà conforto e fiducia alla vita”.
E un buon bicchiere di vino rosso è capace di smascherare anche il più incallito bugiardo perché in “vino semper veritas”. L’Aglianico rosso rubino accende di allegria questo Natale. Nel cesto ho trovato anche i taralli lucani, dalla tipica forma allungata. Si accompagnano benissimo al pecorino e all’Aglianico.
E mentre questi pizzicano quel tanto che basta il palato goloso, il miele millefiori scioglie in dolcezza ogni pensiero. Il millefiori è ricco di minerali e antiossidanti, placa la tosse e ha funzioni antibatteriche.
Mentre l’occhio indugia sulla confezione del cesto, gentile omaggio di Leonardo e della sua bottega divina e artigianale, mi viene voglia di visitare la Basilicata, regione stretta nell’abbraccio di Puglia e Campania, chiusa a sud dalla Calabria. Voglio scoprire la tradizione di questa antica terra chiamata anche Lucania, dal latino “lucus”, cioè bosco sacro, su cui si affacciano i borghi incastonati tra le montagne, mentre il mare ne lambisce i fianchi con le sue acque cristalline.
Il cuore dell’identità lucana è Matera, Patrimonio Mondiale dell’Unesco. E’ la città nella pietra che racconta fin dalla Preistoria l’uomo e la vita, difesa prima dalle rupi impervie nelle grotte e nelle caverne, fino alla costruzione delle case in tufo e delle chiese rupestri, lungo i bordi scoscesi dell’altopiano che nasconde un dedalo di viuzze sotterranee e magiche. Se Matera è la “città dei sassi”, Potenza è la città verticale per la sua struttura urbanistica, con il centro storico posto sull’altura più alta. Con i suoi 818 metri sul livello del mare è il capoluogo di regione più alto d’Italia.
E’ stata ribattezzata anche “città dalle cento scale” per le sue rampe, che uniscono le varie parti della città. Sono rimasta sopresa nel leggere che il suo sistema di scalemobili è il secondo al mondo dopo quello di Tokyo. Quanti gradini dovrò fare per raggiungere piazza San Giovanni Bosco dove si trova il negozio Sapori Angolo Divino con le sue tante ghiottonerie e specialità della tradizione enogastronomica lucana. Lo scoprirò presto!
Nel frattempo caro Leonardo, ti ringrazio di cuore per il cesto isegretidimatilde. Il tuo dono, così gradito, è già sotto il nostro albero di Natale.
Vi lascio con una frase della scrittrice americana Marjorie Holmes:“A Natale tutte le strade portano a casa”. Un pensiero così giusto per questo Natale 2020, che vale la pena mettere in pratica!